sabato, ottobre 14, 2006

Andiamo oltre la diagnosi

Andiamo oltre la diagnosi: scriviamo la prognosi, e partiamo con la cura.

Nei giorni scorsi sulle pagine dei giornali abbiamo assistito ad un’ accelerazione dei DS sul Partito Democratico. La forma e i metodi della loro proposta probabilmente sono stati sbagliati, poichè la Margherita non può accettare di entrare in alcun nuovo soggetto politico predefinito, perché ne governerà, insieme agli altri, la nascita e la crescita. Tuttavia non usiamo questo come pretesto per sterili polemiche, ma prendiamolo come stimolo per iniziare un percorso nuovo.
E allora partiamo non dal contenitore, ma dai contenuti. E questi contenuti vanno costruiti, passo per passo, assieme alla nostra gente, assieme ai partiti alleati, assieme alle centinaia di cittadini che
forse, con un diverso quadro politico, vogliono entrare e partecipare.

Detto questo, cioè definita la diagnosi, in molti si fermano. Occorre subito una prognosi e quindi una proposta: apriamo subito in Trentino un tavolo di lavoro, composto da esponenti di Margherita, DS, socialisti, esponenti della comunità accademica ed economica locale, dell'associazionismo, dei mondi vitali del Trentino. Aperto anche alla gente che intende partecipare, ad anche a coloro che sono vicini ai valori della Margherita ma oggi sono dall’altra parte.

Dobbiamo chiamare a raccolta il Trentino che vuole pensare al futuro, nelle sue plurali componenti. Basta difensivismi, paure, tatticismi. Fissiamo una sorta di road map di questi lavori e chiediamo a questo Tavolo di elaborare e presentare un nuovo Manifesto politico e culturale che parli al Trentino del 2020: un Trentino democratico, autonomista, solidale.

Il che può voler dire aprire anche a tutti coloro i quali intendono starci: senza pregiudizi, oltre le rivalità personali che da sempre soffocano qualsiasi novità in Trentino. Basta personalismi e paure: pensiamo al futuro e costruiamolo, con un solo limite - che ho indicato già nella tesi e che è riassumibile in questo slogan: siamo alternativi alle destre e alle sinistre radicali.

Chiamiamo poi a raccolta tutti coloro i quali vogliono condividere questo progetto riformista: una sorta di nuovo appello ai "liberi e forti" del Trentino che vogliono andare oltre le paratie stagne del XX sec.
Costruiamolo dal basso, questo nuovo soggetto politico. Facciamolo crescere in prospettiva, apriamolo al nuovo, ai giovani, alle donne, alle categorie, ai mondi che intessono il nervo solidale del Trentino.

Eppoi, insieme agli amici degli autonomisti, dei DS e della Margherita del Friuli VG, a quelli della Val d'Aosta, a quelli della Sardegna, mettiamo in rete queste esperienze, federandoci nella nostra originalità con Roma, con il nascente PD.

La legge elettorale non agevola il percorso, ma non è un motivo sufficiente per rinviare all’infinito un cammino che deve essere iniziato subito. Non è indispensabile modificare la legge elettorale, ma non è neanche da escludere a priori; con dei paletti però. In primo luogo deve essere rispettato il patto con gli elettori contenuto nel programma elettorale del Presidente: per questo ogni modifica non potrà tornare indietro rispetto all’elezione diretta del Presidente e dovrà garantire la stabilità ottenuta con la legge elettorale in vigore. In secondo luogo ogni cambiamento dovrà essere concordato con l’opposizione, per non ripetere l’irresponsabile e gravissima forzatura che la maggioranza di centrodestra ha commesso approvando la legge elettorale nazionale che è stata applicata alle recenti elezioni politiche:
le regole del gioco si scrivono insieme.

Un percorso che non necessariamente dovrà essere lungo, e che dovrà tener conto anche delle peculiarità che ogni realtà vive. Per questo non si potrà impedire che alcuni comuni, dove l’intesa tra i diversi partiti è più stretta, possano essere laboratorio: ma senza forzature, tutti assieme.

Quindi partiamo! Ora più che mai sono convinto che se non partiamo con slancio nel nuovo percorso rischiamo di soffocare nella paura del nuovo, il che non vuol dire partire costituendo un nuovo partito, ma creando un tavolo che scriva i contenuti, i riferimenti culturali, le coordinate valoriali che intendono ispirarlo.

Luca Zeni

5 Comments:

At 12:19 PM, Anonymous Anonimo said...

Luca mi sembra ottima questa idea del tavolo con le realtà friulane, sarde e della val d'Aosta.

Il Partito democratico non nascerà in Trentino, ma potrà nascere un nuovo soggetto aperto ad un nuovo progetto di governo per il Trentino del futuro: penso ad un'alleanza che coinvolga parti dell'attuale UDC (Carli), che tenga unita la Margherita, che coinvolga i DS nella loro parte riformista, escludendo i più radicali.

Un nuovo soggetto politico federato con Roma, in rete con Friuli (Illy), Sardegna (Soru)...

Ottima idea.

Dai Luca, su che la base della Margherita è con te.

ps. la base è stufa di ricevere ordini dai colonnelli... quando andremo a votare, per la prima volta direttamente, il coordinatore provinciale, voteremo segretamente. E voteremo con coscienza. E voteremo Luca Zeni!

 
At 10:41 AM, Anonymous Anonimo said...

Lasciamo fuori le sinistre...
Abbiamo troppi esempi a testimonianza di come la convivenza tra margherita e ds si sia rivelata più un abbraccio mortale (per noi) piuttosto che un valore aggiunto.
Cosa abbiamo da spartire con Andreolli, Cogo, Bondi & Co?
C’è tanto ordine in quel partito quanto ce n’è in un “polinar”.

Si al dialogo con le altre realtà autonomistiche!

 
At 2:41 PM, Anonymous Anonimo said...

Personalmente ritengo che il dibattito sul partito democratico potrebbe essere un ottimo punto di partenza per una crescita comune. L'importante è che sia un percorso che coinvolge realmente la base. Dobbiamo confrontarci con la "filosofia politica" dei Ds e non con il loro personaggi. Sinceramente mi risulta molto complicato pensare ad un Amistadi che si confronta politicamente con una Cogo. Eppure non credo che la Margherita si identifichi in Amistadi, così come i Ds nella Cogo. Insomma basta ai personalismi e apriamo il confronto alla base, alle persone.

 
At 10:06 AM, Anonymous Anonimo said...

Caro Luca,
l'altra sera ti ho sentito a Levico. Mi pare che tu abbia dato una buona
prova di te (sicuramente sei stato meglio di Magnani...), anche se non
posso negare di aver percepito, da esterno, una qualche aria "viziata",
nel senso che sembrava che tutto il problema fosse la Margherita (ah, in
effetti forse lo era, non dovrei dimenticarmene... :-)))).
Ti scrivo per segnalarti il mio profondo dissenso per quanto riguarda
una metafora da te usata: quella automobilistica.
a) Hai detto che le ruote anteriori sono l'amministrazione e quelle
posteriori la politica. Capisco che la metafora è condizionata dal fatto
che comunemente le auto hanno la trazione anteriore, e che la trazione
posteriore è il "di più". Ma non dimenticarti che sono le ruote
anteriori che determinano la direzione. Io vorrei allora che le ruote
anteriori fossero quelle della politica, non quelle dell'amministrazione
(che altrimenti finisce per asservire la politica, non per esserne al
servizio). Non sei d'accordo?
b) Hai detto che quattro ruote motrici danno più velocità. Questo non
solo non è vero (in F. 1 la trazione è solo posteriore...) ma è anche
problematico. Siamo sicuri che sia un bene, per una società civile,
andare semplicemente "più veloci"? Inseguire lo sviluppo e la "quantità"
a tutti i costi? Non sarebbe stato meglio parlare di 4 ruote motrici
utili per adattarsi a terreni altrimenti irraggiungibili (inclusione
nella società di fasce marginali) o per affrontare situazioni climatiche
avverse (prepararsi alle situzioni di emergenza, rispetto alle quali la
pura amministrazione è impreparata)?
Scusa il puntiglio... sono convinto che, tra le varie "armi" che il
linguaggio può usare, la metafora sia una delle più taglienti.
Maneggiare con cura... Ciao
Emanuele

 
At 1:57 PM, Anonymous Anonimo said...

Il dibattito sul Partito Democratico mi sembra più che avviato.

Se da una parte ci sono gli "interventisti" come Kessler, dall'altra ci sono quelli che come Gilmozzi (capogruppo di Trento) tirano indietro. Insomma un bel tira e molla che a mio avviso alla fine non porterà a niente.

Anche perchè si parte da basi sbagliate. Chi ha detto che il Partito Democratico sia la semplice somma algebrica di Margherita+DS? Dove sta scritto?

Ci sono forze, anche cospicue e interessanti, che non rientrano in questo gioco. Non faccio riferimento a chi ha scelto di stare nel Centrodestra pur avendo riferimenti storici e culturali riconducibili a quelli della Margherita. Mi riferisco ancor più a quei soggetti che stanno lì, nel limbo.

E ci stanno per volontà altrui o propria. Questo poco importa.

Mi riferisco nel particolare a chi ha vinto le elezioni ad Ala, a Mori e, soprattutto, a Rovereto. Chi ha detto che Valduga non debba partecipare a questo processo? Chi ha detto che Valduga non deve avere la possibilità di essere attore protagonista del futuro Partito Democratico Trentino?

Non mi parlate, vi prego, di antipatie reciproche tra lui e Dellai!!! La partita in gioco va ben oltre le antipatie reciproche. E poi è passato così tanto tempo da Comano...

Lo dico oggi, alla vigilia del Congresso della Margherita, perchè credo che questo sia un elemento su cui si è poco riflettuto. Bisogna pensare a come recuperare quelle energie che abbiamo perso nei paesi che vi ho citato. Dobbiamo fare questo sforzo!

Partendo quindi da queste premesse non posso che augurarmi la vittoria di Zeni al Congresso. Non tanto perchè ho sentito da lui un qualche spunto in questa direzione (cosa che farà senz'altro, spero!), ma piuttosto perchè Lunelli e sopratutto Betta questo sforzo non lo faranno mai!

Il Coordinatore Provinciale uscente non si è mai chiesto cosa ha portato alla sconfitta di Rovereto? Perchè tutti, dal Coordinatore cittadino al Coordinatore comprensoriale sono rimasti al loro posto? Perchè non si è mai fatta un minimo di autocritica?

Una volta sarebbe bastato molto meno per avere su un piatto d'argento la testa del segretario di sezione. Oggi invece assistiamo alla elezione di Roberto Maffei a membro del Parlamentino.

Se queste sono le basi...

Concludo, quindi, auspicando che Luca Zeni affronti con responsabilità anche questo nodo. Magari prima del Congresso. Magari convincendo lo stesso Dellai che tra un Betta e un Valduga, meglio scegliere quest'ultimo come male minore...

 

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