lunedì, ottobre 30, 2006

Torniamo al cuore dei Trentini














“la politica dev’essere direzione di una società in continuo movimento, da governare alla luce dei nostri valori di fondo, per allargare progressivamente la partecipazione popolare e consolidare il sistema democratico.
Guai a non muoversi con le cose che si muovono! Ma guai a recidere le radici che affondano nel nostro passato e nel nostro patrimonio ideale”.
Aldo Moro, 1964

1159 a 936. Noi siamo i 936…
Grazie. Grazie a tutti gli amici, i simpatizzanti non iscritti, agli iscritti, a tutti coloro che hanno condiviso un percorso esaltante, che mi ha permesso di incontrare tantissime persone che credono che… cambiare il mondo è possibile!

In ogni caso un grande messaggio è stato lanciato: tutti noi, semplici cittadini, abbiamo voglia di fare politica!

Per questo, come ho detto ieri nel mio intervento finale, “un risultato la Margherita l’ha già conquistato. Fino a pochi mesi fa alcuni ancora storcevano il naso di fronte a un termine come “partecipazione”: oggi questo concetto è divenuto patrimonio comune”.

Gli iscritti hanno potuto per la prima volta scegliere il proprio coordinatore, e, come disse Churchill nel 1945, dopo aver lottato per la democrazia e aver perso le elezioni: “che votino pure per chi vogliono. In fondo è per questo che ci siamo battuti!”

Quindi onore al merito al vincitore, che sono certo lavorerà meglio possibile per la Margherita. È giusto che chi vince porti avanti la propria linea, assumendosene la responsabilità.
Io mi impegnerò come ho sempre fatto, cercando di dare il mio contributo alla comunità.
Questo blog continuerà a funzionare (se fossi stato eletto, come ho più volte detto, sarebbe stato sostituito da un blog nel sito della Margherita, per garantire trasparenza), magari slegandolo un po’ dalla mia persona, per diventare più un luogo di dibattito sulla politica in generale, o sulla vita stessa.

Da ieri sera moltissime sono le persone che mi chiamano, deluse, che in questo progetto vedevano una grande speranza: a voi dico di non mollare! Il Congresso non era un obiettivo, ma un punto di partenza!

Grazie a tutti, e avanti sempre!
Luca

giovedì, ottobre 26, 2006

Imagine

Sono giorni, ore, cariche di aspettative, di tensioni. Siamo tutti presi, ci sono molte cose a cui pensare. Una canzone ci accompagna ve ne riportiamo una strofa


...You may say I'm a dreamer,
but I'm not the only one,
I hope some day you'lljoin us,
And the world will live as one...
Puoi anche dire che sono un sognatore,
ma non sono l'unico,
Spero un giorno tu ci raggiunga,
e il mondo allora sarà una cosa sola
John Lennon, Imagine

venerdì, ottobre 20, 2006

Verso una prima-vera Margherita Trentina

Leviamo la Margherita dal vaso. E rimettiamola nel prato.

Le assemblee territoriali della Margherita che si sono tenute in queste ultime due settimane in tutto il Trentino hanno rappresentato un momento straordinario per cogliere gli umori, le istanze, le proposte ed anche le critiche che provengono dalla base del partito.

Le questioni che sono state sollevate con maggior frequenza e con più forza riguardano in particolare la necessità di favorire la partecipazione, riaffermare l’identità del partito e la sua identità trentina, facendo recuperare alla Margherita un ruolo autorevole e propositivo sia a livello locale sia a livello nazionale.

Volendo riassumere tutto questo in un’unica immagine dobbiamo levare la margherita dal vaso per rimetterla nel prato.

Come possiamo realizzare tutto questo?
Le indicazioni che arrivano dalla base si possono esprimere in otto punti:

PARTECIPAZIONE - ASCOLTO e DIALOGO - IDENTITA’ - TERRITORIALITA’- SPONTANEITA’ - AUTOREVOLEZZA - SINTONIA - INNOVAZIONE

Partecipazione
Il tema della Partecipazione è senz’altro il più sentito dalla base della Margherita e quello che esige risposte immediate e coerenti con lo spirito originario.
E’ necessario aumentare la presenza sul territorio della direzione, nel suo complesso, per realizzare quella trazione integrale che permetta agli amministratori di cogliere al meglio le istanze che provengono dalla collettività.
Una gestione sempre più partecipata, costituendo un gruppo di lavoro tra iscritti, rappresentanti istituzionali, tecnici e cittadini che ragionino insieme sui modi e sulle forme, con l’obiettivo di far sì che le decisioni nascano e siano conseguenze di discussioni aperte e partecipate.

Ascolto e Dialogo
L’ascolto ed il dialogo rappresentano la base su cui interagire con tutto il mondo della Margherita.
Per realizzare il circuito virtuoso tra proposte e la loro realizzazione è fondamentale aumentare il livello della comunicazione.
Non solo attraverso l’ascolto di quanto è espressione del sentire comune nelle sue varie forme, ma anche attraverso il dialogo che comunichi quanto è stato fatto.
Solamente in questo modo è possibile registrare le impressioni sulle iniziative e ripartire verso le nuove realizzazioni.
Dobbiamo dimostrare agli iscritti della Margherita ed a tutti i cittadini come e quali risorse utilizziamo per l’attività che proponiamo al Trentino.
Impieghiamo tutti gli strumenti a disposizione (margherita News, newsletter, blog) per informare e ricevere feedback su quanto la Margherita fa ed intende fare.

Identità
La Margherita ha bisogno di un’identità chiara e precisa.
Costituisce un riferimento per cittadini, cattolici moderati ed i mondi più vivi della nostra società.
Governare i fenomeni cui giornalmente è sottoposta la nostra realtà in costante trasformazione significa mantenere saldamente quella barra al centro che non è un luogo geometrico bensì un riferimento ideale per i nostri valori, le nostre idee ed il nostro spirito. L’esperienza di Alcide De Gasperi c’insegna. Così il tema del partito Democratico ci deve vedere protagonisti attivi e non spettatori, esprimendo quanto la nostra base ci chiede ed in cui si riconosce.

Territorialità
La Specificità Trentina non può essere messa in discussione.
Rappresenta un patrimonio imprescindibile ed indissolubile di tutta la comunità trentina.
Tenere conto di questo vuol dire confrontarsi ed anche distinguersi, se necessario, dalla Margherita nazionale, qualora le tematiche nazionali non potessero tener conto di quelle caratteristiche peculiari che sono il fondamento e rappresentano le radici più solide e da cui è sbocciata la Margherita Trentina.

Spontaneità
La Margherita trentina è nata come espressione spontanea e naturale, per mettere al servizio della gente quel patrimonio di esperienze e sensibilità provenienti dalle varie realtà che formano il tessuto del nostro ambito.
Per riprendere questo slancio e recuperare questo spirito, fatto di freschezza e di entusiasmo, dobbiamo aprire ed aprirci ad una stagione nuova.
Una stagione di appuntamenti e di confronti. Che riprenda dal territorio quella linfa vitale dell’origine e da questa rifiorisca in uno slancio ideale, per tornare ad assumere un ruolo propositivo e responsabile nei confronti di tutta la comunità.

Autorevolezza
Il ruolo della Margherita, per la significatività che riveste, richiede autorevolezza.
All’interno della Coalizione di governo in Trentino e sui tavoli esterni cui è chiamata ad esprimersi. Sono indispensabili protagonismo e, al contempo, sobrietà.
Essere riferimento per un efficace azione di governo e confronto leale e generoso con i partner di governo e con le realtà regionali e nazionali.
Il protagonismo di molti rappresenta la migliore opportunità di costruire la sobrietà del comportamento di tutti.

Sintonia
La sintonia è la capacità d’interpretare le esigenze di territori diversi e delle molteplici realtà che compongono il Trentino.
Per rispondere al meglio a queste esigenze serve un approccio che tenga conto di problemi diversi a seconda delle diverse aree e zone da cui provengono, ma tutti egualmente importanti ed a cui non si possono dare risposte generiche.
E’ necessario un approccio metodico e specifico, che sia misurato e confezionato come l’abito di un sarto sull’esigenza di ognuno e con il tessuto più adatto a seconda delle caratteristiche e degli impieghi cui è chiamato ad assolvere.

Innovazione
Da ultimo, ma non per ultimo la base della Margherita richiede Innovazione.
Un termine condiviso da tutti, ma che per essere realizzato appieno abbisogna di un approccio articolato.
Da un lato è necessaria una visione di prospettiva, che tenga conto dei nuovi scenari e dei nuovi linguaggi contemporanei.
Dall’altro è indispensabile una visione ancorata all’immediato ed al contingente, che permetta di risolvere e tenere conto delle esigenze più attuali.
Per realizzare questo approccio così semplice ma così impegnativo abbiamo bisogno del contributo di quante più persone possibile.
Ecco quindi perché dobbiamo far crescere la Margherita: per elaborare e pensare nuove formule, nuovi orizzonti, nuove idee e nuovi schemi, che tengano conto della realtà di domani senza dimenticare quella d’oggi.
Un prato il più grande possibile, aperto anche e soprattutto ai non iscritti: al mondo delle imprese, della formazione universitaria, della cooperazione e delle categorie.
Un prato che possa vedere sbocciare molte margherite….

mercoledì, ottobre 18, 2006

L'analfabeta politico

Girovagando distrattamente sul sito di Luca ci siamo imbattuti in queste parole di Bertold Brecht. Parole -nello stile del personaggio- pungenti, dirette e concrete. Ve le riproponiamo perchè crediamo possano essere spunto di riflessione.



L'ANALFABETA POLITICO
Bertold Brecht

Il peggiore analfabeta è l'analfabeta politico
Egli non sente, non parla, nè s'importa
degli avvenimenti politici.
Egli non sa che il costo della vita,
il prezzo dei fagioli,
del pesce, della farina, dell'affitto,
delle scarpe e delle medicine
dipendono dalle decisioni politiche.
L'analfabeta politico è così somaro
che si vanta e si gonfia il petto
dicendo che odia la politica.
Non sa l'imbecille che dalla sua
ignoranza politica nasce la prostituta,
il bambino abbandonato, l'assaltante
e il peggiore di tutti i banditi,
che è il politico imbroglione,
il mafioso corrotto,
il lacchè delle imprese
nazionali e multinazionali.

domenica, ottobre 15, 2006

Dellai Lancia il giovane Zeni


«Cambiare è una necesità»
Il leader della Civica: nessun timore di perdere

Si è chiuso in un religioso silenzio dal momento in cui sono state depositate le tesi congressuali. E sceglie di romperlo proprio alla vigilia dell’assemblea di Trento che si gioca alle porte di casa sua, a Gardolo. Lorenzo Dellai guarda alla sua creatura, la Margherita, dispensando buffetti («Non vivo quest’assise in una logica di rapporti di forza, ma come un atto cruciale del nostro percorso») e severi ammonimenti: «C’è una questione fondamentale che dev’essere affrontata, ossia il rapporto con l’opinione pubblica. Non possiamo rinchiuderci, esiste un’esigenza ineludibile di rinnovamento». Il governatore non fa mistero che questa passi per un cambio di rotta anche alla guida del partito, operazione incarnata dal giovane Luca Zeni. «Ritengo che bisogna scommettere su un portabandiera della nuova generazione» afferma. Concetti che ribadirà oggi dal palco del teatro di Gardolo se gli impegni istituzionali glielo consentiranno (alle 15 c’è il congresso nazionale dei notai a Riva del Garda). Quello che emerge è però un Dellai intenzionato a giocare la sua partita fino in fondo senza reti di protezione, e con la certezza che la Civica deve iniziare a trovare le ragioni del suo esistere non solo all’interno ma anche fuori di sé.

Presidente Dellai, come giudica il dibattito in questa fase congressuale?
«Più va avanti questo congresso e più si rafforza la mia convinzione che la Margherita abbia bisogno di uno sforzo di innovazione e di ricomporre il rapporto con l’opinione pubblica. L’assise deve riflettere su questo punto e compiere le scelte più opportune».

Ossia?
«Negli ultimi mesi ho insistito su un ragionamento politico e da questo dibattito mi pare di capire che le motivazioni per scommettere fortemente su un portabandiera di una generazione nuova ne escano rafforzate. Ripeto: è necessario puntare sul cambiamento, recuperare una dimensione diversa del confronto con l’opinione pubblica, ricucire i rapporti».

La sua sensazione è che una parte della classe dirigente si sia arroccata a difesa di rendite di posizione?
«Non lo escludo. Ma credo che alla fine un partito sia un insieme di spinte al cambiamento e di arroccamento. L’importante è che non si debba fare i conti solo con posizioni difensive. Queste due spinte devono confluire in un punto di equilibrio, ma guai se mancasse l’afflato di rinnovarsi. Abbiamo la necessità parlare nuovi linguaggi, di cambiare marcia e modalità dell’agire politico. Lo dobbiamo fare tutti assieme».

Questo è emerso finora nel dibattito?
«No. Penso che il percorso congressuale deve ancora iniziare ad affrontare quelli che sono i temi più importanti e significativi».

Teme divergenze sulle prospettive politiche?
«Quello delle prospettive è un tema complesso, ma su questo punto non ci divideremo perché c’è una consapevolezza comune. Il nodo è la riflessione su noi stessi, su cos’è la Margherita. Il congresso non sarà una guerra tra bande, ma nemmeno un passaggio facile. Dobbiamo ritrovare il bandolo della nostra storia, dell’identità. E poi…».

E poi?
«Non possiamo dimenticare la coalizione. Ha bisogno che la Margherita non perda il suo profilo. Insomma la sfida è complicata».

L’orizzonte è quello del partito democratico?
«Certo, ma questo progetto necessita di una Margherita forte che elabori idee e pratichi l’innovazione. Altrimenti finiamo, come in questi giorni, che il dibattito si attorciglia intorno alle regole elettorali. Ma come si può pensare di costruire un nuovo soggetto ricorrendo semplicemente alla legge elettorale? L’unica cosa che conta è la politica. Solo così possiamo affrontare i problemi partendo dai contenuti e non dai contenitori».

Il 29 ottobre rischiate di andare alla conta. Lei sostiene più o meno esplicitamente Zeni, non ha paura di perdere?
«Non ho paura di una conta e non ho paura di perdere il congresso. Ci sono presidenti più autorevoli di me che sono stati sconfitti. Io non sono un capofazione, ma porto avanti un ragionamento politico. Le conte interne non mi interessano, mi sta a cuore il ruolo della Margherita del Trentino, la capacità di investire in progetti più ambiziosi, l’obbligo di puntare sulle nuove generazioni».

Si è parlato anche dei suoi rapporti di amicizia con Lunelli e Betta. Ma la distanza di prospettiva tra lei e l’attuale coordinatore è evidente?
«Il congresso non mette in discussione legami di amicizia e umani consolidati. Ma questi non possono condizionare il dibattito e la linea politica. Sarebbe un errore. Quanto a Betta, è vero che abbiamo probabilmente letture diverse ma credo che troveremo una visione comune».

Crede che qualcuno possa mettere in discussione la sua leadership?
«Non mi pare questo il problema e non ho percepito nulla. Dopodiché è bene che si sappia che la leadership si conquista sul campo, si rafforza o si indebolisce sulla capacità di amministrare e fare elaborazione politica, ma escludo che si componga e si scomponga all’interno di un partito o nella prospettiva di un’ipotetica conta».

Qualcuno punta sulle assemblee territoriali per controllare gli equilibri del parlamentino. Cosa ne pensa?
«Non ho informazioni e sensazioni su questo punto perché Gardolo, se riesco, è la prima assemblea a cui partecipo e poi mi devo occupare del governo. Se è avvenuto questo allora sarebbe veramente poca cosa quest’assise. Spero che tutte le persone interessate alle assemblee territoriali e a quella del 29 ottobre non si facciano condizionare da questo aspetto ma sappiano guardare più avanti, al cuore dei problemi che la Civica sta affrontando».

Corriere del Trentino, Simone Casalini

sabato, ottobre 14, 2006

Andiamo oltre la diagnosi

Andiamo oltre la diagnosi: scriviamo la prognosi, e partiamo con la cura.

Nei giorni scorsi sulle pagine dei giornali abbiamo assistito ad un’ accelerazione dei DS sul Partito Democratico. La forma e i metodi della loro proposta probabilmente sono stati sbagliati, poichè la Margherita non può accettare di entrare in alcun nuovo soggetto politico predefinito, perché ne governerà, insieme agli altri, la nascita e la crescita. Tuttavia non usiamo questo come pretesto per sterili polemiche, ma prendiamolo come stimolo per iniziare un percorso nuovo.
E allora partiamo non dal contenitore, ma dai contenuti. E questi contenuti vanno costruiti, passo per passo, assieme alla nostra gente, assieme ai partiti alleati, assieme alle centinaia di cittadini che
forse, con un diverso quadro politico, vogliono entrare e partecipare.

Detto questo, cioè definita la diagnosi, in molti si fermano. Occorre subito una prognosi e quindi una proposta: apriamo subito in Trentino un tavolo di lavoro, composto da esponenti di Margherita, DS, socialisti, esponenti della comunità accademica ed economica locale, dell'associazionismo, dei mondi vitali del Trentino. Aperto anche alla gente che intende partecipare, ad anche a coloro che sono vicini ai valori della Margherita ma oggi sono dall’altra parte.

Dobbiamo chiamare a raccolta il Trentino che vuole pensare al futuro, nelle sue plurali componenti. Basta difensivismi, paure, tatticismi. Fissiamo una sorta di road map di questi lavori e chiediamo a questo Tavolo di elaborare e presentare un nuovo Manifesto politico e culturale che parli al Trentino del 2020: un Trentino democratico, autonomista, solidale.

Il che può voler dire aprire anche a tutti coloro i quali intendono starci: senza pregiudizi, oltre le rivalità personali che da sempre soffocano qualsiasi novità in Trentino. Basta personalismi e paure: pensiamo al futuro e costruiamolo, con un solo limite - che ho indicato già nella tesi e che è riassumibile in questo slogan: siamo alternativi alle destre e alle sinistre radicali.

Chiamiamo poi a raccolta tutti coloro i quali vogliono condividere questo progetto riformista: una sorta di nuovo appello ai "liberi e forti" del Trentino che vogliono andare oltre le paratie stagne del XX sec.
Costruiamolo dal basso, questo nuovo soggetto politico. Facciamolo crescere in prospettiva, apriamolo al nuovo, ai giovani, alle donne, alle categorie, ai mondi che intessono il nervo solidale del Trentino.

Eppoi, insieme agli amici degli autonomisti, dei DS e della Margherita del Friuli VG, a quelli della Val d'Aosta, a quelli della Sardegna, mettiamo in rete queste esperienze, federandoci nella nostra originalità con Roma, con il nascente PD.

La legge elettorale non agevola il percorso, ma non è un motivo sufficiente per rinviare all’infinito un cammino che deve essere iniziato subito. Non è indispensabile modificare la legge elettorale, ma non è neanche da escludere a priori; con dei paletti però. In primo luogo deve essere rispettato il patto con gli elettori contenuto nel programma elettorale del Presidente: per questo ogni modifica non potrà tornare indietro rispetto all’elezione diretta del Presidente e dovrà garantire la stabilità ottenuta con la legge elettorale in vigore. In secondo luogo ogni cambiamento dovrà essere concordato con l’opposizione, per non ripetere l’irresponsabile e gravissima forzatura che la maggioranza di centrodestra ha commesso approvando la legge elettorale nazionale che è stata applicata alle recenti elezioni politiche:
le regole del gioco si scrivono insieme.

Un percorso che non necessariamente dovrà essere lungo, e che dovrà tener conto anche delle peculiarità che ogni realtà vive. Per questo non si potrà impedire che alcuni comuni, dove l’intesa tra i diversi partiti è più stretta, possano essere laboratorio: ma senza forzature, tutti assieme.

Quindi partiamo! Ora più che mai sono convinto che se non partiamo con slancio nel nuovo percorso rischiamo di soffocare nella paura del nuovo, il che non vuol dire partire costituendo un nuovo partito, ma creando un tavolo che scriva i contenuti, i riferimenti culturali, le coordinate valoriali che intendono ispirarlo.

Luca Zeni

martedì, ottobre 10, 2006

Un coordinatore integrale

La Margherita ed il Trentino meritano un coordinatore a tempo pieno

Sin da quando ho espresso il mio impegno per la Margherita ed il suo coordinamento ho sottolineato l’importanza e la necessità di 3 punti, ognuno in relazione e conseguente all’altro:
Partecipazione • Dicontinuità • Dedizione

Sono i punti alla base del mio impegno sin dall’inizio e sui quali ogni giorno sempre di più ricevo manifestazioni di sostegno e condivisione.

Condivisione che, con sincero piacere, rilevo inizia a provenire anche dalla vecchia gestione con Giorgio Lunelli e Mauro Betta, i quali hanno deciso di cogliere quanto ho detto sin dai primi giorni di questa serie d’incontri in merito all'esigenza di accrescere la partecipazione e la trasparenza interna alla Margherita.
Non può che farmi piacere come i concetti esposti nella mia tesi congressuale siano divenuti patrimonio comune negli interventi pubblici di questi giorni.

Come sempre accade però le fotocopie sono meno complete degli originali; nel 2008, la realtà di un sistema politico proporzionale con premio di maggioranza e la lealtà che richiede il rapporto con gli alleati per il governo dell'Autonomia induce a riflettere sugli elementi di complessità che avrà la selezione delle candidature, la quale dovrà rispondere anche alle esigenze di equilibrio e di rappresentanza democratica dei territori, per evitare il rischio di pericolose distorsioni: un ragionamento efficace deve valutare tutti questi aspetti.

La partecipazione, primo punto, non si esaurisce al momento del voto.
Né si può richiedere solamente in prossimità dei momenti elettorali.
Le persone vanno ascoltate e coinvolte in ogni momento, come lo era nello spirito originario della Margherita.
Le primarie sono uno strumento importante di partecipazione, ma non l’unico, né il principale e non rappresentano la ricetta per tutti i mali.
Da sole non rispondono alla richiesta di partecipazione, che significa invece ascolto e discussione nella fase che precede le decisioni.

Da qui il secondo punto, la discontinuità rispetto al passato: costruiamo dunque una Margherita capace di ascoltare gli iscritti e più aperta a tutta la società civile, alle donne e ai giovani.

Il terzo punto, che ritengo essenziale nella mia candidatura a coordinatore, è la dedizione.
Oggi, più che mai, per gestire la Margherita, occorre una guida super partes ed imparziale. Immaginare un coordinatore che gestisca la selezione delle candidature, o magari le elezioni primarie ed allo stesso tempo sia parte in causa per la propria candidatura riesce difficile. Sarebbe un’incongruenza con l’obiettività del ruolo.
Un conflitto d’interessi evidente.

Il nuovo coordinatore dovrà riavvicinare la Margherita alla gente, alle sue necessità ed alle sue esigenze. Per consentire questa partecipazione integrale anche il ruolo del coordinatore dovrà necessariamente essere integrale: l’impegno a tempo pieno non lascerà spazio per altri ruoli, quali ad esempio quelli all’interno del Consiglio Provinciale.

Ecco quindi che nel 2008 il coordinatore della Margherita dovrà proporsi come arbitro e non come giocatore: solo così la Margherita potrà gestire con serenità tale fase ed ottenere quei risultati che solo la vicinanza ai problemi concreti e sentiti dalle persone può consentire.

Luca Zeni

Ps: Un ultimo auspicio: che, espressione di tutti e tre i punti sopra citati, il prossimo parlamentino della Margherita veda aumentata la partecipazione femminile, in discontinuità con il passato, e nella dedizione al 50% (e anche qualcosina in più…) della società.

mercoledì, ottobre 04, 2006

La vetta comune

Ieri mi sono guardato la trasmissione televisiva che metteva a confronto i 3 tre candidati al ruolo di Coordinatore provinciale della Margherita e c'è stata una frase che mi ha colpito. Giorgio Lunelli ad un certo punto ha detto:"noi tre condividiamo la voglia di raggiungere la stessa vetta, ma in questo momento stiamo percorrendo tre sentieri differenti".
La cosa mi ha fatto riflettere. Non metto in dubbio che l'obiettivo di tutte e tre le candidature sia quello di far crescere la Margherita ma anche il modo in cui si sale è importante.
Luca ha sicuramente scelto il sentiero più faticoso quello del free climber.

"Per riuscire in questa difficile impresa, per scalare questa vetta impervia, dobbiamo essere come i free climber. Un tempo quando un montanaro si trova davanti una parete verticale, e voleva raggiungere la cima, utilizzava chiodi, scalette e attrezzature artificiali per aiutarsi. Ma che merito aveva? Davvero poteva dire di avere conquistato quella cima? Che diritto avevano di rovinare per sempre la montagna piantando chiodi ovunque per salire? I free climber – alla lettera “arrampicatori liberi” – rifiutano quella logica, e salgono utilizzando soltanto appigli naturali, mentre i chiodi servono solo per sicurezza in caso di cadute. Conquistano la cima hanno lasciando integra la parete per chi vorrà provare a risalire e bocciano come “non etico” chi non rispetta quelle semplici regole.
Noi dobbiamo realizzare la politica in cui crediamo, quella che pone al centro del suo agire la persona umana, comportandoci come quei rocciatori che credono che il senso dell’arrampicata consista nell’atto stesso dell’arrampicare, non nella conquista della vetta sempre e a qualunque costo. Hannah Arendt sostiene essere di gran lunga migliore il politico che agisce nel rispetto delle regole democratiche, anche se mosso da motivazioni personali poco nobili, piuttosto che quello che utilizza metodi non democratici per i fini più nobili…."

lunedì, ottobre 02, 2006

Sulla questione del Centro

per me centro non significa rifare la DC, non significa stare in mezzo tra la sinistra e la destra, ma significa ricerca incessante della verità, rifiuto del dogmatismo (di qualunque tipo):se le conclusioni a cui si giunge non sono un dogma, ma il risultato di una ricerca disinteressata su quale sia il "bene comune" si può essere ambientalisti, solidali, attenti ai più deboli, meritocratici, e essere di centro!